mercoledì 9 ottobre 2013

Vocazione Uomo - autobiografia di Pierluigi Ricciarelli



 "Chi ancora si professa ateo o marxista laico e ha bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura non mi cerchi: io non sono che un uomo"Ernesto Balducci


 
Ricordo l’incontro,  la sintonia e l’empatia che è scattata fin dall’inizio nel sentire la storia di Pierluigi, missionario scomodo, come viene definito qui. Mi sono chiesta come può essere mai scomodo un missionario, a meno che non vada a fare le stragi sotto il vessillo della religione. 
Purtroppo e con amarezza mi viene da dire che si è scomodi al potere, a qualsiasi potere, sia esso laico o religioso, quando si è integri e si segue la propria coscienza. In quel caso, l’autorità suprema diventa interna e non più quella che ci hanno detto di seguire: partito, chiesa, istituzione o altro.
Il vero potere, non quello distorto e prevaricante, in realtà dovrebbe facilitare,  formare nel cittadino  e  nella persona una fonte di direzione interna, dovrebbe coltivarne ed elevarne la consapevolezza e l’umanità. Raramente questo accade, altrimenti non avremmo più masse manipolabili a piacimento attraverso l'ignoranza e i bassi istinti.
Quindi io apprezzo di Pierluigi l’autenticità, l’intima coerenza che passa attraverso il vissuto e l’esperienza. Non a caso il libro si apre con una citazione di Padre Balducci, di cui l’anno scorso ricorreva il ventennale dalla morte. Balducci è un altro personaggio controverso e per certi versi scomodo perché difficilmente inquadrabile e anticonformista.
“Io non sono che un uomo” è un’affermazione che riassume con umiltà la bellezza e la fierezza di creatura in divenire, creatura non riducibile a una serie di definizioni o di etichette, bensì vita viva e potenza creatrice.


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